L’INFANZIA
ESSERE BAMBINI IN VIA CHIUSURE
I nuovi quartieri, abitati principalmente da giovani famiglie, erano pieni di bambini e delle loro scoperte. Si trattava di avventure immersi nella campagna e nei cantieri delle nuove costruzioni che via via nascevano. Affiancata all’atmosfera di un’epoca pionieristica, la presenza dei piccoli rendeva i quartieri vivaci e vitali.
Mensa scolastica, scuola materna Sant’Antonio, Via Chiusure. Primi anni ‘70.
Avevo 6, 7 anni, là, sotto i portici. Chiaramente frequentavo le elementari lì e l’oratorio di Sant’Antonio. Lì, sotto i portici, non c’era asfaltato niente.
Mi ricordo che giocavamo a ciancol in mezzo alla strada. Ma non c’era la strada, era tutto sterrato! E i nostri giochi avvenivano lì, o all’oratorio.
Perchè una volta il centro di vita dei ragazzi era l’oratorio. Una volta i soldi non giravano così tanto… E poi ci si divertiva! Si facevano le festine in parrocchia, si organizzava il carnevale – quello lo si fa ancora oggi – ma… I compleanni! Si festeggiava, si facevano le nostre cose.
Noi, prima che costruissero Via Volturno, eravamo in Via Colombo. Eravamo i primi delle case delle Poste. Giocavamo a ciancòl partendo da Via Chiusure e arrivavamo fino in fondo, a Via dello Zoccolo, per dirti le poche auto che giravano. Prova a giocare adesso a ciancòl, lì!
Giocavamo così, a ciancòl, a figurine, a sgàe. Facevamo i casottini, lo scavo per terra, con la capanna, poi quei disgraziati di Via Colombo venivano e ce li distruggevano. Alcuni me li ricordo ancora adesso!
Sulla collina. Andavamo li’ d’estate
Uno dei divertimenti era andare lì al ristorante con le bici o con i carrettini. Insomma, con quello che avevamo. Poi venivamo giù e vinceva quello che non frenava mai e arrivava il più lontano possibile. La vittoria era di chi arrivava quasi in Via Cucca. Poi si facevano i segni in terra, si tracciava per terra il segno con il nome. Noi maschi eravamo così, perché chi frenava era il più timoroso. Lì ti tempravi, faceva parte del gioco.
La vita di noi ragazzi era molto più a contatto con la natura e l’oratorio. Certo, non circolava la droga e quelle robe lì. Ci si divertiva di più, in maniera più naturale, qualche volta pericolosa…
Andavamo sulla ferrovia quella per Milano a raccogliere il carbone! Guarda un po’ che rischi… Poi qualcuno gridava, eravamo in un gruppetto, no? Di tanti… Tanti ragazzi! “Arriva il treno!” – allora tutti ci sdraiavamo in terra. Io non lo sapevo, ma dicevano, e io ci credevo, avevo sette – otto anni, che il vento del treno ti avrebbe investito anche se tu non eri sotto al treno, capito? Dicevano che il vento ti avrebbe risucchiato, “Sdraiamoci in terra così, altrimenti, anche se tu non sei sotto al treno, l’aria con il vento ti investe lo stesso!”, no?
Adesso, a pensare a quello che si faceva allora… Quante cose che si facevano! Oltre al calcio, intendo. Quando ho fatto la comunione, sono andato dai Ferri al sabato pomeriggio a prendere le scarpe nuove, per la cerimonia. Andiamo a giocare a calcio nel campetto e lì abbiamo giocato fino alla sera tardi. Poi, alla mattina, vestirsi per andare a fare la prima comunione. “E le scarpe dove le hai messe?” mi chiese mia madre, “Le scarpe le ho lasciate là al campo!”
E corri là, le scarpe erano ancora la’ un po’ bagnate dalla rugiada… Però, pensa, le scarpe nuove a quei tempi! Avevo preso su le scarpe da calcio, ma quelle le avevo lasciate là.
Io giocavo coi ragazzi in fondo alla strada e c’erano tutte costruzioni, cantieri. Ci giocavamo all’interno, chi pensava al pericolo!
Ricordo quando hanno
costruite le scuole Colombo
Noi ragazzi si andava sotto, nei sotterranei, si faceva tutto il giro! Si entrava da una parte e si usciva dall’altra, entravamo nel cantiere in costruzione.
Ne facevamo su di tutti i colori, come quella volta che abbiamo trovato la bomba di mortaio giù nel Mella. Avevano dragato il fondo del fiume e me e il mio amico ce la lanciavamo.
A me è andata bene, un sacco di volte mi è andata bene!
Mi ricordo quando si andava al Cinema Colonna, con la tesserina, perché bisognava essere andati a catechismo. E quel cinema Colonna lì, se potesse parlare… Poi si andava giù in Mella, a fare il bagno, il Mella era la spiaggia di Via Chiusure.
Nel dopoguerra c’era così tanta miseria che quando l’Esperia buttava fuori i rifiuti, i ritagli della carrozzeria, noi ragazzi si andava là a sgargià per raccogliere il ferro e poi si faceva il mucchio da portare da chi lo comprava, agli Sfrattati. Se sgargiàa per fare due lire…
Noi giovani… Noi giovani ci si divertiva, quel giardino pubblico era il nostro campo di battaglia, si andava lì a giocare… C’erano le bande come i ragazzi della Via Paal: contro quelli di Sant’Anna, contro quelli, che so, di Torricella e noi. E lì c’erano le trincee, c’era di tutto lì.
In quel periodo, nel sessanta e qualcosa, c’era la storia dei missili.
Ecco, noi abbiamo creato i missili. Prima di tutto avevamo fatto il cannone a carburo. Infatti c’era un ragazzo che si è fatto un po’ male, perchè eravamo lì e questo non partiva, non partiva… Alla fine va a vedere e… PAM! è scoppiato e si è fatto male. Poi volevamo fare anche noi gli scienziati, quindi si riempivano i tubetti di contravvento e si partiva. Poi abbiamo scoperto che in farmacia ti davano delle pastiglie di potassio. E allora, a turno, si andavano a prendere, perchè più di due non te ne davano. Quindi se ne andavano a comprare due a testa.
Poi abbiamo provato a mettere un pochettino di carica esplosiva, in cima, poi polvere da sparo, siamo andati sul Mella e… Scoppiavano anche! Poi sono arrivati i carabinieri e abbiamo chiuso
Andavamo a piedi, però era una dimensione completamente diversa. Eravamo 10-12 bambini, più o meno della stessa età, che vivevano insieme come fratelli. Andavamo via, andavamo a giocare a Sant’Anna… Una volta mi ricordo che abbiamo aggredito uno che stava violentando una nostra amica, l’abbiamo aggredito in 12. Un adulto. Mi ricordo che eravamo là, questo qui è arrivato… solite storie, caramelle, i dolcetti, roba del genere… Noi abbiam detto: “Andiam via”. Invece questa ragazzina qui si è fermata, perché probabilmente non aveva mai visto un dolce in vita sua, poi era di una famiglia anche abbastanza problematica, Noi siamo arrivati, a metà strada abbiamo detto: “No, sta succedendo qualcosa”, siamo tornati indietro e nel tornare indietro… lui stava toccacciandola, lei gridava, siamo partiti e gli abbiamo dato una mano di cannate che se la ricorderà per tutta la vita. Eravamo ragazzini di 7-8 anni… Metti dai 7 ai 10, dai.
A scuola… Di scuole, qui, c’erano le elementari in parrocchia, perchè Padre Bevilacqua, nel creare la parrocchia, antecedente al villaggio aveva fatto le elementari. Le medie, invece, bisognava andare in città. Per le medie bisognava andare in città e c’erano solo due medie, allora, in città: Fontanone e Romanino. E c’era una grande rivalità tra le due scuole. Poi c’erano le commerciali, si andava in bicicletta, a piedi o in filovia. A piedi, bastava passare il Mella che lì, dove abitavo, si poteva superare grazie a una specie di guado, quando non c’era molta acqua. Non era proprio l’acqua più pulita del mondo… Eppure siamo sopravvissuti.
La vita dei ragazzi si svolgeva tendenzialmente in strada e all’ACLI. Dicevi: “Vado in città”, quindi già ti consideravi non un cittadino, ma qualcosa che era fuori dalla città.
Andavamo a fare il bagno al Mella, naturalmente tutti di nascosto dai genitori. Nascondevamo i braghini da bagno sulla sponda per andare a fare il bagno. Però era, oggettivamente, l’unica possibilità.
Andavi al luna park, al calcinculo. O l’autoscontro o il calcinculo. Sentivi le canzoni nuove ed era lì la tua cultura. Perché questi avevano gli ultimi dischi usciti. Quelli che se no, tu, all’epoca, dovevi andare a sentire da Vita. Vita era il negozio dove c’erano le cabine, tu andavi là, gli dicevi: “Vorrei sentire quel disco” e loro te lo facevano sentire.
Era in fondo a Via Pace, sulla sinistra, il primo negozio che fa angolo. E poi c’è una specie di portico che esce in via Dante.
Giocavano, i ragazzi quello vogliono fare. L’oratorio era un’altra casa, praticamente. Io, dal mio balcone, su, vedevo i miei figli che giocavano. Avevano ovviamente la passione del calcio.
Sai, un bambino con una palla si diverte.
C’erano delle fontane la’ in fondo
E ho un ricordo legato a queste fontane: io, mia mamma e la bambina che abitava nella stessa casa andavamo a comperare il latte in latteria che era in Via Chiusure, non lontano da noi. Era dove c’è il negozio di cani, vicino alla forneria. Era dove c’è Massa, un po’ prima, ed era una casa ECA comunque. Mi ricordo addirittura il nome: “Vai da Giovanni a prendere un litro di latte”. E nel ritornare, facevamo la strada dove c’erano le fontane. Ma io e la mia amica… C’erano le bottiglie con i tappi di metallo che venivano via, e noi bevevamo un po’ di latte, ma con paura, perché dicevamo:
“Mamma mia, le nostre mamme chissa’ cosa diranno !”, perché una volta le mamme… Eh, sì! Le botte te le davano davvero! Allora ci fermavamo alle fontane e le riempivamo di acqua e poi chiudevamo bene il tappo. Allungavamo il latte per non farci scoprire!
E mi ricordo, nell’oratorio, che schettinate che facevo! Perché le suore ci permettevano, la domenica, di andare avanti e indietro in quel salone.
Mi ricordo di aver fatto un gran tanta strada. E poi quando hanno inaugurato i portici di viale… Andavo con le mie amiche sotto i portici avanti e indietro. Credo che facessimo tanto rumore perché i nostri schettini, li chiamavamo, erano di quarta segata, quindi facevamo un chiasso, penso!
Pero’ ci siamo fatte delle grandi divertite !