All’epoca, ognuno era convinto di far parte dell’Umanità. E questo veniva da un’esperienza che noi non possiamo nemmeno immaginare, che è stata quella della Guerra, del Fascismo.

La signora Alma Conti – Ghetti in un comizio di piazza. Attraverso il suo impegno sociale con altre donne, ottenne diversi risultati nel quartiere, tra i quali: la nuova sede dei servizi sociali comunali con il consultorio, il nuovo asilo nido comunale “Simoni” e la ristrutturazione delle case ECA di Via Paganini.

Mè marìt, invece… Lui era comunista dichiarato, ha perso anche il lavoro perché era comunista. Una volta chiedevano informazioni, sai? E hanno tracciato una linea rossa. E lui fino alla fine è andato con la sua idea politica. Lui lavorava alle officine Rovetta Presse, in via Giovanni Pascoli. Ha fatto trent’anni lì. Prima ha fatto, come impresa, la PetiPier, poi l’hanno assunto alla Rovetta Presse. Alla Togni ha fatto il capo-lavoro. Era il primo, però era segnato che era comunista. Perciò niente lavoro. La politica era più a Sant’Anna, zona portici, in Via Chiusure.

Mia mamma, quando si andava a votare, diceva a mio papà: “Ricordèt che ta gh’et do fiole!” Però mio papa’ non parlava mai di politica. Non ho mai capito di che partito era, fino alla fine, che ho capito che era socialista.

Con Ghetti e altri abbiamo creato il consiglio di quartiere, 70 e rotti, poi si è trasformato in consiglio di circoscrizione – è stato un errore perché hanno dato su i soldi. Perché il consiglio di quartiere, quando è nato nel ‘73 – ‘74 era su base quasi volontaria, era nato per dare una risposta alle esigenze che c’erano. Poi si è troppo politicizzato. Le esigenze di allora…

Al “compagno” Fausto Del Barba
con la firma di Berlinguer. 1980.

Vladimiro Ghetti durante un comizio pubblico.
Presidente del primo consiglio di quartiere.
A lui è intitolata la Biblioteca della zona dell’Otremella

Proteste a Sant’Anna per la gestione GesCaL. Metà anni ‘70.

Proteste a Sant’Anna per la gestione GesCaL. Metà anni ‘70.

Comunicato del consiglio di quartiere a seguito dell’attentato di Piazza della Loggia.

Allora c’erano tante esigenze, perché non c’erano i servizi che ci sono ora. A parte che qui la zona è abbastanza fortunata, perché le Poste ci sono subito state, le farmacie ci sono subito state, le filovie c’erano perché c’erano la 1 e la 3.

Pero’ i giardini non c’erano, lì era tutto così, bisognava metterli a posto; le case ECA di Via Paganini erano un po’, un po’ un cesso, parliamoci chiaro. Dopo sono state ristrutturate.

Quelle lì sono vecchie. Però lì c’era gente che aveva poche possibilità, pagavano fino a pochi anni fa 7.000 lire al mese di affitto. Cioè non pagavi neanche le spese di pulizie della strada.

Quindi ha venduto la sua quota, perché riteneva di non poter entrare in questa dimensione qui, diciamo, imprenditoriale, ed è rimasto a lavorare come tecnico, viste le sue capacità. Ha lavorato come credo uno dei principali sostenitori dei consigli di quartiere. È stato per un periodo di tempo anche, per il PC, in alcune strutture tipo l’ASM, però ha rifiutato l’incarico di Consigliere Comunale. Quello… C’è una lettera, che manda al sindaco, nella quale lui dice di non voler fare il Consigliere Comunale. E quindi ha lavorato per il consiglio di quartiere. È diventato anche, credo, Presidente del primo consiglio di quartiere.

Nella prima fase consigli di quartiere, c’era una volontà comune di migliorarsi. Dopo c’è un altro consiglio di circoscrizione che raggruppava vari consigli di quartiere: Chiusure, Sant’Anna, Badia e Violino. E hanno fatto il consiglio di circoscrizione. Lì, dopo, l’idea era dire: noi che siamo il decentramento del comune, abbiamo bisogno di potere per poter decidere, cioè
fare qualche cosa sul territorio.

C’era gente che ci credeva fino in fondo, però… tanti si sono staccati, dopo, ovviamente. Ci si allontanava. Io non mi sono più presentato, Ganzini non si è più presentato. C’era gente in gamba, tra l’altro. Si facevano anche 7 riunioni alla settimana. Si era arrivati a farne anche 14, una al pomeriggio e una alla sera. Per tutti gli impegni che avevamo preso allora, volontariamente, senza remunerazione nessuna. Ci si trovava per fare coordinamento, commissioni…
I primi consigli ci si trovava a Sant’Anna in una casa privata. Quasi privata. Dopo, quando hanno creato la struttura di Via Farfengo, ci si trovava lì.
Quando c’è stata la strage di Piazza Loggia eravamo nella casa in Piazzale dei Maestri del Lavoro.

Stralcio di giornale sull’inaugurazione del centro socio-culturale di Via Farfengo

Stralcio di giornale sull’inaugurazione del centro socio-culturale di Via Farfengo.