LE PARROCCHIE, PADRE GIULIO BEVILACQUA

Le parrocchie hanno avuto un ruolo fondamentale nella creazione identitaria del quartiere. Un’identità fatta non solo di muri innalzati e solai gettati, ma anche di un senso comunitario che ha permesso a molti di ritrovare una casa dopo il trasferimento da campagne e paesi.
Qui padre Giulio Bevilacqua, futuro cardinale e amico di Montini – Papa Paolo VI – si dedicò alla povera gente inurbata e alla costituzione di una vera comunità.

Il signor Ferrari del Calzificio Ferrari ha fatto una donazione perché si costruisse la chiesa, perché prima c’era una casupola. Poi era curata dai padri filippini e la chiesa ha divulgato parecchio. Eravamo almeno 10.000 persone che dipendevano da loro. Dopo c’era l’asilo, con le suore poverelle. E quello ha funzionato quasi subito. Con la mensa interna. Non so chi pagasse, non mi pare il comune, allora.

Non si sa bene. Uno racconta una cosa, uno l’altra. Comunque Padre Bevilacqua era quello che sapeva tutto ma non diceva niente.
Saranno beneficenze. Dopo so che Padre Bevilacqua andava tanto a Roma e tornava sempre con i soldini. Era il confessore del Papa!
Ci ha messo tanto tanto, ci ha messo…
Poi la vita dell’oratorio. Ero chierichetto con Padre Bevilacqua, Padre Tansini, Padre Masetti…
Padre Bevilacqua dava di quelle pacche! Benevole, eh! Padre Masetti buonissimo, timido. Padre Tansini no, più autoritario. C’era Simeoni che era il capo cerimoniere, anche lui delle pacche se non filavi dritto! Ma allora il piccolo clero era composto da 30, 40 persone, durante le funzioni. Adès gh’è pö nisù! Ricordo Padre Bevilacqua, le prediche incutevano timore.
C’erano un sacco di preti allora: Padre Bevilacqua, Tansini, Masetti, Marcolini, Rinaldini, poi quello che fu vescovo di Crema… Manziana.

Una volta, erano tutti devoti, o ti mandavano per forza… Le bambine e tutte le donne andavano in chiesa col velo. Alle 5.30 con su il velo!

Padre Giulio Bevilacqua Pagina a fianco: la “capanna” in Via Chiusure, prima “chiesa” del quartiere. Fine anni ‘40.

Padre Giulio Bevilacqua

la “capanna” in Via Chiusure, prima “chiesa” del quartiere. Fine anni ‘40.

la “capanna” in Via Chiusure, prima “chiesa” del quartiere. Fine anni ‘40.

Padre Marcolini

Padre Marcolini

Poi è arrivato qui il prete, qui a Sant’Anna, e ha messo una chiesa di ferro che adesso è alla Mandolossa. Prima di quella chiesa lì la messa la facevano in cascina. C’era una chiesina piccola e si andava lì. Per emergenza si usava… Ma hai visto quante persone stan dentro?! Dieci persone… Eravamo in due o tremila qua nel quartiere! Perché tutti avevano quattro cinque figli eh! Non è che a tutti davano le case così, le davano alle famiglie numerose. E perciò qui eravamo in una marea di gente. In quella chiesina lì quindi non ci si stava, ma si stava anche fuori, si ascoltava la messa anche da fuori.”

Poi e’ subentrato Padre Marcolini, io sono stato non dico suo segretario ma quasi. Era mio amico. Una volta mi ha detto: “Vieni con me” e con altri 3-4 amici, le al cargat töt sö la sua 500 famigliare, con l’autista di famiglia, e fa: “Andiamo a Roma”. Lui doveva andare al Palazzo dei Congressi, era presidente della cooperativa. E là ci ha presentato l’onorevole Mattioni, che fa: “Stasera vieni coi tuoi ragazzi”.
Io cantavo nel coro della parrocchia. A Bevilacqua piaceva molto la musica.
Organizzavo gite, quando c’era don Giorgio Tansini ho portato centinaia di ragazzi in montagna a sciare, perchè mi piaceva e anche lui veniva, e quindi nessun problema. Ho fatto catechismo e ecco.
Da prima di sposare. Prima noi avevamo un bel gruppo giovani che è andato avanti finchè ho fatto il militare.
Quando sono tornato c’era ancora.Perchè una volta il centro vita dei ragazzi era l’oratorio. Mi ricordo quando è venuto l’elicottero con Paolo VI, che è il suo maestro Padre Bevilacqua. L’elicottero è atterrato nel campetto da calcio. Mi ha dato anche uno schiaffo, a me… Il papa!
Padre Marcolini e il papa erano cugini. Infatti aveva portato su due pullman di parrocchiani a fare l’incontro con il papa. Dopo lui è andato, quando ha finito la riunione, è andato là dal papa, è tornato indietro e fa: “Oh, gnari, il papa ci offre da mangiare!

N’dom!” Perchè era così Padre Marcolini. Un uomo eccezionale, eh. Ha fatto il parroco, qui, quattro anni, un uomo eccezionale veramente.

Rota Luisa Prima Comunione nella nuova parrocchia.

Prima Comunione nella nuova parrocchia.

Bevilacqua era un personaggio che incuteva timore. Se qualcuno si muoveva in chiesa, lo mandava fuori. Anche se un bambino in chiesa piangeva: “Mamma, vada fuori! È meglio se lo porta a passeggio”. Mi ricordo una messa di Natale o di Pasqua, fece una predica meravigliosa. Non ricordo più il tema ma mi rimase impressa l’eloquenza. Era un predicatore eccezionale.

Andava sempre in giro malconcio, regalava ai poveretti, ricordo che andava sempre in giro col mantello. Allora c’era gente che faceva veramente la fame. La guerra era finita da pochi anni e non c’era molto lavoro. È stato dopo il ‘60 che ha incominciato a svilupparsi qua a Brescia l’industria e così via, ma prima era dura. No, non è mai venuto a fare la spesa. Forse qualche volta al caffè. Padre Tansini sì, Padre Masetti sì. Masetti era molto timido, a predicare faceva fatica. Ogni tanto ci portavano su alla sua villa a Concesio a far festa, il piccolo clero. C’erano un po’ di bibite, da mangiare. Era una festa. Era il fratello di quelli della concessionaria Cobra. Erano ricchi di famiglia, avevano molte proprietà dalle parti di Concesio.
Davanti casa sua, la mattina, c’era sempre la fila di gente che aspettava o un lavoro, o degli alimenti. E lui riusciva a soddisfarne tante di necessità. Era severo, ma anche…
Nelle omelie anche, erano buone, ma aveva destato stupore a mio marito quando aveva parlato delle prostitute. Aveva detto proprio così. A lui sembrava una cosa grave da dire, per un prete.
Aveva parlato chiaramente di prostitute in chiesa.
Era riservato. Non era giovanissimo, ma quando è stato eletto cardinale c’è stato tanto pubblico che è andato a Roma, anche la mia mamma è andata. Il Parroco Cardinale.

Padre Bevilacqua, che è stata una grossa figura nella nostra area. Poi, quando il villaggio si è pian piano allargato, la zona era… Nessuno quasi andava in chiesa, ma lui era talmente bravo nelle sue prediche che riusciva ad attirare le persone; anche quelle che non credevano andavano a sentirlo. E se si nascondevano dietro alle colonne della chiesa, lui non mancava di dire: “Via da lì! Se volete chiacchierare andate fuori dalla chiesa, ma in chiesa non si chiacchiera!”
Era una persona abbastanza anche severa, anzi, adesso cito un particolare.
Avrò avuto dieci anni e ho avuto una pessima idea: andare a confessarmi da lui… I soliti peccati dei bambini… gli avevo detto: “disubbidisco alla mamma, qualche volta”. E lui mi ha detto: “Linguacciuta!” e io non sono più andata da lui! Guarda che mi è rimasto impresso! Il termine mi è rimasto molto impresso, perché non ero abituata.

Padre Bevilacqua era una figura eccezionale. Diciamo che era la figura del vecchio prete e lui e i suoi colleghi filippini era tutta gente laureata. Non ti prendevano nei filippini se non eri laureato.
Era un uomo che andava un po’ in giro qua, che sapeva essere una zona “bassa”, insomma… poveri in canna… e arrivava e ritornava – d’inverno – senza maglia, senza niente, perché lui la lasciava a chi aveva bisogno. Era una vecchia figura di sacerdote così, però austero nello stesso tempo.

Pagina a fianco, Prima Comunione a Sant'Antonio

Pagina a fianco, Prima Comunione a Sant’Antonio.

Bevilacquaè sempre stata una persona integerrima. Io mi ricordo un fatto, che è mio personale.
Una mattina, Quando entravi all’asilo, la suora ti metteva in riga e passava dietro la schiena e diceva: “Tu! Nome e cognome. Dietro di te c’è il tuo angioletto che ti protegge, mi raccomando… e blablablablablabla” e quando arrivava da me, diceva: “Tu, mi dispiace, ma hai il diavoletto. E io col diavoletto non parlo”. Tanto è vero che io, a 4 anni, mi ero convinto che – in realtà – quello che mi portava sfiga fosse il posto. Nel senso che quello lì in cui andavo io fosse il posto del diavoletto. Per cui, il giorno dopo, cambio posto. Mi metto di là. Ma, nonostante avessi cambiato posto, la solfa era stata la stessa. Allora mia madre è andata da Bevilacqua e gli ha spiegato la cosa. E Bevilacqua ha ribaltato la suora… Ma l’ha proprio ribaltata! Poteva dire: “Ma guardi, è sicura? Magari il bambino ha capito male, magari è stato uno scherzo…”. Avrebbe potuto mediare e dire alla suora “Lascia stare”… No, no. È intervenuto direttamente.
Noi ragazzi capivamo poco del personaggio di Padre Bevilacqua. Io l’ho capito molto dopo, sia nell’ambito della resistenza, dell’antifascismo, sia nella sua mentalità che aveva.
Lui viveva in una camera poverissima, tutto quello che aveva lo dava ai poveri.
Quando è morto il mio povero nonno, era venuto là padre Bevilacqua e so mìa… gà dat dei solc.
Dava via le sue scarpe per i poveri. Era anche ben voluto dai comunisti, si era fatto apprezzare.
Mi ricordo una volta che a Messa alta, alle 11.30, mi ha preso per le orecchie e mi ha portato fuori. Quando andava a far la predica, quell’uomo lì, la chiesa era sempre piena. Faceva delle prediche eccezionali. Se sentiva qualcuno che parlava, diceva: “Faccia silenzio!” e lo mandava via, davanti a tutta la chiesa.
Non voleva moccoli davanti ai santi e alle madonne.

Fratel Mario Gita organizzata, Fratel Mario con alcuni fedeli

Fratel Mario Gita organizzata, Fratel Mario con alcuni fedeli

Foto di gruppo, infanzia

Fratel Mario con il piccolo clero

ro in ferrovia e viene su Padre Bevilacqua e mi ha riconosciuto, perché io ero sempre con mio padre, e mio padre era sempre in chiesa. Viene lì vicino a me e mi fa: “Come sta papà?” e mi tira fuori 500 lire e mi dice: “Mettili via, dalli a papà”.

Mi ricordo era una domenica, era Natale, dottrina. Mio marito lo accompagnava sempre alla Pace. Era lui e don Vender. Erano loro due e io ero lì vicino. E lui fa a don Vender: “Ah, chèla festa del panetù che l’è resìda and gran bè!”

Durante la guerra, Padre Bevilacqua ha combattuto con gli Alpini. Quando c’era la distribuzione del mangiare, lui, di nascosto, faceva finta di mangiare, poi lo metteva via e lo dava a chi aveva bisogno.

Ho saputo che quando Padre Bevilacqua era in punto di morte, Montini era venuto di nascosto, di notte, a fargli visita. Ed era già papa da anni. Bevilacqua, fino al confine della parrocchia, è uscito da persona molto modesta. Poi fuori dalla parrocchia c’era il carro funebre e tutte le autorità che l’hanno accompagnato poi alla sepoltura. Però fino al confine della parrocchia voleva uscire povero come è sempre stato.

Durante l’inverno, col gruppo del piccolo clero, andavo e facevo anche un pochettino di catechismo. In settimana leggevano la messa, le letture… Ricordo che Bevilacqua si metteva in mezzo alla chiesa ad ascoltare che leggessero bene. E diceva: “No, così. Più adagio…” Non avevano ancora fatto la riforma liturgica, che noi in parrocchia le facevamo già. Appena arrivato a Sant’Antonio, lui si dava da fare ad aiutare la povera gente. Dava coperte, materassi, soldini. Le messe lui le voleva non con la tariffa diocesana. Diceva che le messe dovevano essere libere. E a me mi diceva: “Quelle persone che hanno dato poco, le celebro io. Quelle che hanno dato qualcosa di più, dalle ai curati”.Quando è stato fatto cardinale, un parrocchiano voleva farsi sposare da un cardinale. E lì mi dicono che è un onore ricevere matrimonio da un cardinale. Ma allora Bevilacqua dice di no.
Dice: “No, no. È il curato che vi fa il matrimonio”.
E dopo io gli domando: “Ma che maniera, Padre?”
E lui mi dice: “Sai, Mario, che un matrimonio senza musica…che matrimonio è? Cioè, l’essenziale è un pochettino anche la musica”.
Allora è successo che il curato ha fatto il matrimonio e lui è salito sull’organetto a strampellare. Ma lui non sapeva la musica, eh! Sapeva tutto di orecchie!
Quindi aveva avuto di onore un cardinale che suonava la musica solenne dell’organo in chiesa.

Era uno pensoso. Era anche intellettuale. Di prima bordata, ci si trovava davanti una persona che… è sempre stato vicino ai militari, nella prima guerra e seconda guerra. Aveva assunto un pochino il carattere… Però quando uno entrava in contatto con Bevilacqua capiva subito che era un’altra persona.
Però con i giovani no. Io ero come un figlio. Aveva comunicativa coi giovani, con la gioventù.
Era un po’ esigente, vorrei dire. Esigente dai curati. Non dai fedeli. Però… un pochettino severo. Le cerimonie, anche con me… voleva che dessero il senso profondo.

Tornando alla politica: lui rispettava al massimo le idee sia di uno che dell’altro.

Una volta mi dice: “Potresti andare a ordinare una bella torta, bella grande, né, bella grande”. Qui alla pasticceria Vicarielli. La conoscevo, questa signora.
Il motivo: “Perché ho invitato in canonica i vari partiti.
C’erano tutti: socialisti,
comunisti, democristiani…
Allora ho pensato: sulla torta ho fatto mettere lo scudetto di ogni partito. E nella stanzettina vicino alla sagrestia, ho fatto portare un po’ di sedie, e sono stati lì parecchio tempo a parlare con lui. Erano i rappresentanti del quartiere.
Ho fatto fare la torta con gli scudetti! Io delle volte andavo in stanza a vedere come stava. E ho visto tante persone che erano lontane dalla Chiesa inginocchiarsi vicino al letto del Padre Bevilacqua e ricevevano la benedizione e uscivano con le lacrime.

La gente di Via Chiusure l’ha sempre riconosciuto non come intellettuale, ma come parroco, come Pastore. Perché anche quando è stato fatto cardinale, non è mai voluto essere chiamato “Cardinale”, “Sua Eminenza” o qualche cosa. Ha sempre voluto essere l’ultimo, come parroco.

È stato male… prima è stato eletto cardinale. Mi ricordo che eravamo tutti a tavola.
È stato eletto cardinale nel ‘65, perché muore nel ‘65. Allora ci siamo trovati tutti e quattro a tavola. E lui viene giù… non è che era malato… e gli dico io: “Padre, sta poco bene?” perché non mangiava.
Era mezzogiorno, e dice: “Beh, quel benedèt fiòl” – che sarebbe Paolo VI – “adesso arriverà una telefonata che il benedèt fiòl mi ha fatto cardinale”. A noi quattro. Caspita! Salta in piedi Padre Tansini, che lui era milanese, un po’ irruente, e dice: “Padre, da domani mattina ho l’onore di servirle la Messa io, come prete aiutante”.
E lui: “Siediti, voglio tutto come prima”.
Quel giorno lì è stato veramente…
La telefonata è arrivata. Era padre Manziana che ha aperto la lettera con la nomina di cardinale. Ma lui l’aveva già detto un attimino prima a noi quattro.

Fratel Mario con i ragazzi dell’oratorio

Fratel Mario con i ragazzi dell’oratorio

La chiesa prefabbricata primo tempio della zona di Sant’Anna. Ora la struttura si trova alla Mandolossa.

La chiesa prefabbricata primo tempio della zona di Sant’Anna.
Ora la struttura si trova alla Mandolossa.

Disegni e immagini delle nuove chiese del quartiere:
S. Antonio, disegno a destra;
S. Giacomo in costruzione;
S. Anna, disegno in sezione;
una veduta di S.Giovanna Antida – Torricella.