LA CASA DELLA FAMIGLIA VIGASIO

In Via del Franzone, al civico 7, esiste una casa che sembra immune al passare del tempo, uguale a come era 80 anni fa. Il quartiere intorno è nato e cresciuto, cambiato nelle persone e nelle destinazioni. Nei campi che erano diretta pertinenza di questa casa di campagna sono nati il Centro Sportivo San Filippo, ormai punto di riferimento cittadino, e il suo parcheggio. Al suo interno vivono ancora le persone che hanno vissuto la storia di questa casa, testimoni dirette della storia dell’intero quartiere e della città.
Le vicende di questa abitazione sono direttamente legate alla figura di Mario Vigasio, proprietario dello storico negozio cittadino, che comprò questa casa nel 1943. Lontano dai pericoli della guerra, vide in questo angolo di campagna un rifugio e una fonte di sostentamento per sé e per tutta la sua famiglia. Dopo la guerra, divise la proprietà co il suo mezzadro Severino Omodei. Di seguito le testimonianze di Michele Vigasio, figlio di Mario, e delle signore Zinelli Maria e Omodei Maria, quest’ultima figlia di Severino e da sempre là vissuta.

Cascina Vigasio, in Via del Franzone. stalla dell’Asinello di Santa Lucia

Maria Zinelli e Maria Omodei

Ad aprile sono 60 anni che sono qui!
Quando mio marito era ammalato, mi è rimasto un po’ impresso quel dottore lì che è venuto dalla Domus, perché lui era molto malato e io ce l’avevo qui a casa. Un giorno viene, era un pomeriggio, faceva caldo. È andato in camera, si è messo lì contro l’armadio, si è girato e poi ha visto che c’era aperto e mi ha detto: “Signora, che bella casina che ha. Ci vorrei vivere subito io”. “Ma non vede che è vecchia?!” “No, io ci vivrei subito!”

Mi è rimasto impresso, perché un dottore viene a dirmi che è una bella casina, chèsta che l’è ècia e straècia. Ma io ci vivo bene, eh!
Io sono nata qua, nel ‘54. Mio papà è venuto qui a 11 anni perché suo nonno aveva fatto su questa casa. Poi ha dovuto venderla… beh, mio papà è vissuto qua, morto qua.

La mia cucina, in inizio, era la stalla. Su di sopra c’era una stanza dove mio nonno faceva i pallini della caccia. Poi gli è andato male il lavoro e ha fatto il calzolaio. Ci davano il soprannome “Tomera”, per la tomaia. C’è qualcuno ancora, se son vecchi vecchi, che si ricordano del nome Tomera.
Poi, quando hanno venduto la casa a Vigasio, mio papà gli ha fatto da mezzadro. Di là era tipo un portico, poi c’era la stalla. Di là aveva gli animali e di qua aveva le botti e faceva il vino.

Avendo il campo, faceva fieno, granoturco, e vino.
Il vigneto arrivava fino a qui dove c’è il marciapiede, davanti casa. La vera stradina era quella lì dove ora si entra con la macchina. Poi passava qua davanti alla casa, dove c’erano tre platani. La strada andava ancora un momentino in su e poi faceva un giro così, perché il terreno non era proprio diritto, era tutto un po’… La strada faceva una doppia S e da lì veniva giù un fosso che è ancora quello che c’è qua adesso. È cementato fino a lì e poi passa dietro alla casa. Ora passa attaccato alla casa, prima era un po’ più spostato.

avevamo anche il pozzo.
Lì sotto c’era un pezzettino che chiamavamo
“la büsa”: aveva una scalettina, poi c’era la porta e poi come una stanza rotonda dove mettevano il burro, il vino… Era gelato, non fresco!
Come animali avevamo le mucche da latte, perciò faceva anche il vitellino. Erano tre. Due erano le mucche, poi quando ha tenuto i vitelli erano tre, perché in parte alle mucche c’era il maiale. Poi ha tenuto anche l’asinello, che andava in città per la Santa Lucia. Le galline, i conigli…
L’asino una volta è scappato ed è arrivato fino in clinica!

Il signor Del Barba, casa di Via del Franzone.

Michele Vigasio

Mio padre nel 1933 aprì il negozio di giocattoli e strumenti musicali, che è in Corso Zanardelli n.3. Facendo enormi sacrifici, e con i suoi primi risparmi, decise – perché eravamo durante la guerra, nel ‘44 – “se abbiamo un po’ di terreno, almeno si mangia” – e fece un contratto di mezzadria. Lui vide questa opportunità di avere a disposizione un terreno vicino alla città, dove potevi mettere le galline, dove potevi ricevere l’uva, la verdura e delle cose fresche.

ha visto lo zio perdere tutti i soldi col discorso della guerra, quindi è stata la sua prima idea di poter prendere qualcosa di solido, che serviva tutti i giorni per poter mangiare.

È stata una questione di necessità e di vita vissuta sull’esperienza dello zio che aveva perso tutti i soldi. Lui ha comprato quel terreno per la paura di rimanere… Anche perché in paese la guerra si sentiva meno, a meno che non venissero a portarti via gli animali. Ma allevi un maialino, due galline, le uova, hai l’orto, hai la frutta… bene o male… invece in città c’era la tessera o il mercato nero. Ma il mercato nero, mi diceva mio padre, erano – non so – due uova, o tre uova… la farina bianca… Ma erano cifre fuori dall’ordinario. Ma lui aveva un po’ di soldi, quindi ha comprato quel terreno lì, pensando proprio all’approvvigionamento della famiglia.
Lui si è sposato nel ‘46, ma la sua era una famiglia numerosa, almeno una decina di persona che dovevano mangiare tutti i giorni.

Documenti di Mezzadria tra il sig. Omodei e la Famiglia Vigasio

Poi, finita la guerra, tempi migliori, iniziano le Sante Lucie. Quando si avvicinava il periodo di Santa Lucia, metteva a disposizione dei bambini un asinello con un carrettino,

l’asinello di Santa Lucia!

E via giri per corso Zanardelli!
Adesso è zona pedonale, ma allora non c’erano automobili che passavano. Non c’erano semafori perché non c’erano automobili. Parliamo del ‘47-48-’49-’50. Non c’erano automobili, ne passava una ogni tanto.

La cascina e’ diventata allora
la casa dell’asinello di Santa Lucia, perché lui, dai primi giorni di Novembre, da dopo i Morti, con il giorno della Vittoria, in corso Zanardelli c’era fisso l’asinello! C’era un signore chiaramente, che a turno faceva salire i bambini e facevano corso Zanardelli in su e in giù e poi toccava a un altro bambino. E questa era poi la funzione della cascina, che è stata poi la casa dell’asinello di Santa Lucia.

E questa casa… Era una specie di incontro con la campagna, perché era anche un momento che noi bambini eravamo lasciati liberi.
Ci muovevamo in gruppo. Io avevo dei cuginetti che avevano pressapoco la mia età, e le mie cugine avevano qualche anno più di me. Quindi con la sovraintendenza magari delle mie cugine, si prendeva la filovia, che era la numero 1, che arrivava a Ponte Mella. Si scendeva a Ponte Mella e lì era come essere, non so… come adesso nella bassa, vicino al fiume.

Era un luogo di liberta’, dove trovavi un terreno erboso dove giocare al pallone.
Per noi che abitavamo in centro era come trovare la campagna a 20 minuti di filovia. E poi affrontavamo il viaggio senza problemi, perché dalla filovia scendevi, facevi questa strada dove non c’era nessuno. E poi c’erano momenti meravigliosi: il momento delle ciliegie, il momento delle fragole… E poi il momento dell’uva, della maturazione dell’uva, dei frutti, dei fichi, con dei profumi e dei sapori inimmaginabili. Poi gli asparagi… Poi Severino Omodei era molto gentile, veniva a vendere i suoi prodotti qua in Piazza del Mercato, ma quando c’erano le primizie, non so, degli asparagi, o i capulì… Riusciva a portarti le primizie. Iniziava con quello, poi arrivavano le fragole, le ciliegie, poi c’era tutta la frutta estiva.

posizione un terreno vicino alla città, dove potevi mettere le galline, dove potevi ricevere l’uva, la verdura e delle cose fresche.

ha visto lo zio perdere tutti i soldi col discorso della guerra, quindi è stata la sua prima idea di poter prendere qualcosa di solido, che serviva tutti i giorni per poter mangiare.

È stata una questione di necessità e di vita vissuta sull’esperienza dello zio che aveva perso tutti i soldi. Lui ha comprato quel terreno per la paura di rimanere… Anche perché in paese la guerra si sentiva meno, a meno che non venissero a portarti via gli animali. Ma allevi un maialino, due galline, le uova, hai l’orto, hai la frutta… bene o male… invece in città c’era la tessera o il mercato nero. Ma il mercato nero, mi diceva mio padre, erano – non so – due uova, o tre uova… la farina bianca… Ma erano cifre fuori dall’ordinario. Ma lui aveva un po’ di soldi, quindi ha comprato quel terreno lì, pensando proprio all’approvvigionamento della famiglia.
Lui si è sposato nel ‘46, ma la sua era una famiglia numerosa, almeno una decina di persona che dovevano mangiare tutti i giorni.

Negozio giocattoli Vigasio
Copertina con l’asinello del catalogo Santa Lucia 1961.

Bambini Famiglia del Barba

Bambini e giocattoli, Famiglia del Barba